Storia di un fantascientifico collezionatore
Piacere, Federico

La Passione per gli oggetti del passato si appropriò di me già da bambino ed essendo nato in una famiglia di artisti e musicisti la casa è sempre stata zeppa di oggetti provenienti da tutto il mondo e da epoche differenti da quella attuale. Papà Willer è sempre stato l’accumulatore seriale di casa, ed io ho ereditato in parte questa sua attitudine. Grande appassionato di fotografia e di lettura, il tempo lo ha portato ad erigere una libreria degna della SHAKESPEARE & COMPANY di Parigi. Pian piano scoprii che i libri migliori non stanno esclusivamente nelle grandi librerie ma si trovano nei mercatini del riuso…

Ecco! Questo è stato il mio primo incontro con un’esposizione infinita di oggetti provenienti dal passato, dietro cui si trovavano una schiera infinita di anziani pronti a snocciolarti infinite informazioni sull’utilizzo di quest’ultimi. “Ai miei tempi questo si riempiva di braci e si infilava nel letto, così da tenerlo caldo!”, “Quando ero giovane le foto scoprivi se erano a fuoco una settimana dopo averle fatte!”, “Ma perché bisogna farsi i tatuaggi? Lo sai che poi non vengono più via..”.
Neanche a dirlo mi innamorai perdutamente di questo monto fatto di ricordi, polvere e ruggine. Quindi la domenica mattina diventò ufficialmente il giorno del mercatino! Cominciai a seguirlo sempre e mentre lui spulciava i banchetti per nuovi libri io me ne andavo ad attaccare bottone con tutti i vecchi commercianti cercando di acquisire il maggior numero di informazioni su questi oggetti tanto arrugginiti quanto strani.
Mi trovai così ad accumulare cose acquistate nei mercatini solo per il loro fascino ed il loro valore storico. A questo punto cosa farne di tutte queste cose? Il vero cambiamento arrivò molto più tardi, nel 2019, dove decisi di unire due grosse passioni, la prima di cui vi ho parlato per l’antiquariato ed il vintage con quella per il “fai da te”.
A questo punto arriviamo al presente! Ragionando sul percorso intrapreso di cui vi ho parlato, ho capito che il solo restauro delle cose che acquisto non è sufficiente per dar loro un valore aggiunto. Nel progetto Lumos Maxima decido quindi di far incontrare gli oggetti con un’altra cosa che nel tempo è stata parzialmente abbandonata, la LAMPADA.
Con l’innovazione dei Led le case sono state private di piccoli punti luce soffusi, dedicati o alla semplice estetica o più utilmente alla lettura. Il valore aggiunto che cerco di donare a questi oggetti è proprio il concetto di lampada, donandogli un nuovo scopo racchiuso nel design dell’oggetto stesso. A questo punto ogni lampada è unica, con una propria storia fatta di anni di utilizzo attraverso centinaia di mani diverse. In sostanza quello che cerco di creare è una semplice lampadina che illumina il passato!
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